Cupramontana e l'olio

Cupramontana e l'olio

Ultima modifica 27 febbraio 2024

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Turismo

 La coltivazione dell'olivo in territorio cuprense, certamente più antica, è storicamente documentata dal Trecento. Essa Venne favorita in tutta le zona, come per altro la coltivazione della vite, dalla presenza dei monaci: oltre trenta insediamenti monastici, tra i secoli XI e XIII, erano ubicati nell'area dell'attuale comprensorio comunale. Andando dietro ancora di secoli, troviamo manufatti ceramici della romana Cupra Montana che indicano sia la produzione come il consumo di olio di oliva. Successivamente la coltivazione dell'olivo è confermata dalle registrazioni del catasto del 1471 e dal toponimo, conosciuto tra il Quattrocento ed il Cinquecento, contrada delli Olivelli, indicante una zona tra le attuali contrade Alvareto e Forcone. Dal Cinquecento in poi tutto il territorio aveva "terra olivata"; addirittura per l'abbondanza del prodotto alcuni frantoi vennero impiantati nelle stesse campagne, come nel 1658 in contrada Spescia e nel 1881 in contrada San Michele. Notizie certe di frantoi, o "molini da olio" come allora si chiamavano, ubicati nel castello le abbiamo dal 1521; nei due decenni immediatamente successivi ben quattro erano i frantoi in attività all'interno delle mura cittadine. Dall'Ottocento a oltre la metà del Novecento altri frantoi furono in attività non più all'interno del castello, ma nell'immediata periferia, nei borghi che in quegli anni si andavano formando, l'ultimo chiuse nel 1980. Anche Poggio Cupro, antico piccolo castello del contado jesino, ora frazione di Cupramontana ebbe un frantoio già dal 1539: una tradizione continuata fino al 1965. Attualmente in territorio di Cupramontana, a valle, in località Ponte Magno, è in attività il frantoio Silenzi, realizzato nell'anno 2000, una famiglia di mugnai proveniente da Apiro con molini da grano e da olio fin dal 1862.
Se non poche sono le aree di recente impiantate ad oliveti, selezionando cultivar adatte al territorioe alla sua storia (Raggia, Mignola, Rosciola, Leccino, ecc.), ma pochi sono gli olivi secolari sparsi nelle campagne, testimoni viventi di una lunga, ricca e feconda tradizione. Olivi diventate sculture, modellate dal tempo-artista che non toglie il superfluo per portare alla luce quanto è dentro, ma che da dentro sviluppa, crea e realizza volumi, pieni e vuoti, rughe come cicatrici o mini architetture, risultato di calcoli impossibili.
Se non grande è la quantità dell'olio prodotto sul territorio da aziendde agricole in comune con altri prodotti come il vino o esclusivamente dedite all'olivicoltura, esso è tuttavia di grande qualità sia per l'attenzione con cui sono seguite le diverse fasi della coltivazione dell'olivo e della raccolta delle olive sia per i profumi dell'olio stesso. Un prodotto quello dell'olio che al pari del vino Verdicchio è un "fiore all'occhiello" dell'intero territorio e dell'economia agricola della zona.
(a cura di Riccardo Ceccarelli)


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